[ESP] Aberraciones: รถไฟฟ้า-บีทีเอส - Skytrain, Bangkok
La llamaban Venecia del Oriente por sus plácidos canales navegables. Parece idílico, pero tan solo pocas décadas separan esta Bangkok de lo que es hoy: un flujo continuo de tráfico, con arterias principales sin casi considerar espacio para los peatones. La compresión espacial de esta metrópolis alcanza su apoteosis en los cruces del Skytrain, el metro aéreo construido a partir de 1999, concebido para reducir la cantidad exorbitante de coches. La estructura en hormigón armado, con enormes pilares que sustentan el tren ligero, que viaja a una altura media de 10 metros, va cambiando de sección a lo largo de su recorrido con un sistema de dos apoyos o con una columna central que divide la circulación de los vehículos. En 2009 pasé unos días en la capital Tailandesa y quedé fascinado por estos enormes bloques de concreto que cortaban la ciudad en sus cuatro ejes; solo habían pasado diez años desde su inauguración, aunque por sus reminiscencias brutalistas parecían tener cuarenta años más. Desde entonces estudié la historia del proyecto y me comprometí en volver para realizar una documentación fotográfica que reflejara este proceso de investigación: mapeamiento y selección de los puntos más significativos donde resaltase la relación desproporcionada entre la escala de esta infraestructura y la ciudad. Casi diez años después he vuelto para recorrer muchos de los 50 kilómetros de la BTS (Bangkok Mass Transit System): he caminado por debajo de los trenes sin ver el cielo, aprovechando los pocos metros de asfalto sin vehículos o accediendo a los niveles superiores para fotografiar y admirar el bullicio de las calles bajo mis pies. El resultado es una serie de fotografías de un proyecto más amplio que retrata la Ciudad contemporánea con sus aberraciones que, por más absurdas que sean, parecen ser el único recurso para que la urbes sobreviva a la presión de una multitud de moléculas en incesante movimiento. [Filippo Poli]
[ITA] Aberrazioni: รถไฟฟ้า-บีทีเอส - Skytrain, Bangkok
L'hanno chiamata la Venezia d'Oriente per i suoi canali placidi e navigabili. Sembra idilliaco, ma solo pochi decenni separano questa Bangkok da quella che è oggi: un flusso continuo di traffico, con arterie principali che non lasciano quasi spazio ai pedoni. La compressione spaziale di questa metropoli raggiunge la sua apoteosi alle intersezioni dello Skytrain, la metropolitana aerea costruita a partire dal 1999 per ridurre il numero esorbitante di automobili. La struttura in cemento armato, con enormi pilastri che sostengono la metropolitana leggera, che viaggia a un'altezza media di 10 metri, cambia sezione lungo il suo percorso con un sistema di due supporti o con una colonna centrale che divide la circolazione dei veicoli. Nel 2009 ho trascorso qualche giorno nella capitale thailandese e sono rimasto affascinato da questi enormi blocchi di cemento che tagliano la città su quattro assi; erano passati solo dieci anni dalla loro inaugurazione, anche se le loro reminiscenze brutaliste li facevano sembrare più vecchi di quarant'anni. Da allora ho studiato la storia del progetto e mi sono impegnato a tornare per realizzare una documentazione fotografica che riflettesse questo processo di ricerca: mappare e selezionare i punti più significativi in cui evidenziare il rapporto sproporzionato tra la scala di questa infrastruttura e la città. A distanza di quasi dieci anni sono tornato a percorrere molti dei 50 chilometri del BTS (Bangkok Mass Transit System): ho camminato sotto i treni senza vedere il cielo, sfruttando i pochi metri di asfalto senza veicoli o accedendo ai piani superiori per fotografare e ammirare il viavai delle strade ai miei piedi. Il risultato è una serie di fotografie di un progetto più ampio che ritrae la città contemporanea con le sue aberrazioni che, per quanto assurde, sembrano essere l'unico modo per la città di sopravvivere alla pressione di una moltitudine di molecole in incessante movimento. [Filippo Poli]
[ENG] Aberrations: รถไฟฟ้า-บีทีเอส - Skytrain, Bangkok
It was called the Venice of the East for its placid, navigable canals. It seems idyllic, but only a few decades separate this Bangkok from what it is today: a continuous flow of traffic, with main arteries with almost no space for pedestrians. The spatial compression of this metropolis reaches its apotheosis at the intersections of the Skytrain, the aerial metro built from 1999 onwards, designed to reduce the exorbitant number of cars.
The reinforced concrete structure, with huge pillars supporting the light rail, which travels at an average height of 10 metres, changes section along its route with a system of two supports or with a central column that divides the circulation of vehicles.
In 2009 I spent a few days in the Thai capital and was fascinated by these enormous concrete blocks that cut through the city on four axes; only ten years had passed since their inauguration, although their brutalist reminiscences made them seem forty years older.
Since then, I have studied the history of the project and I undertook to return to make a photographic documentation that would reflect this research process: mapping and selecting the most significant points where I could highlight the disproportionate relationship between the scale of this infrastructure and the city.
Almost ten years later I have returned to walk many of the 50 kilometres of the BTS (Bangkok Mass Transit System): I have walked under the trains without seeing the sky, taking advantage of the few metres of asphalt without vehicles or accessing the upper levels to photograph and admire the bustle of the streets beneath my feet.
The result is a series of photographs of a larger project that portrays the contemporary city with its aberrations which, however absurd they may be, seem to be the only way for the city to survive the pressure of a multitude of molecules in incessant movement. [Filippo Poli]